Il nazismo rappresenta una pagina nera della storia mondiale. Credo sia utile ci siano state lasciate delle testimonianze perché ci mettono di fronte a quel lato di disumanità che l’uomo ha mostrato all’umanità intera. Non ci sono spiegazioni concrete del perché le ideologie che si radicano nel cuore e poi passano ai gesti rendono in tali circostanze il mondo malato, privo di speranza. È importante sapere, studiare, convivere con questo passato perché se dentro di noi c’è un minimo di consapevolezza allora possiamo nel nostro piccolo agire e reagire perché non venga replicato, non si sbagli più. Credo che a volte ignoriamo e non ci rendiamo abbastanza conto che ad ogni decisione c’è una reazione e ad ogni reazione poi c’è un punto di non ritorno.
Il clima che si respira attualmente fa pensare che dai nostri errori non impariamo mai… ma per fortuna ci sono altrettante persone consapevoli che non lo permetteranno. Se crediamo che il mondo non ci riguarda, che chi viene da lontano non ci riguarda, che chi appartiene a una nazionalità, razza, orientamento sessuale diverso non ci riguarda allora dovremmo smettere di sognare di partire verso mete sconosciute, mangiare etnico, vestirci con marche non prodotte al di fuori dei nostri confini. Non sto divagando, nemmeno banalizzando ma purtroppo dobbiamo anche fare i conti con l’incoerenza che governa la maggior parte di noi anche in merito alle scelte che facciamo nel nostro piccolo, nel nostro quotidiano. Estrapolare ciò che ci fa più comodo del mondo, senza sentirsi cittadini del mondo, ponendo confini mentali (oltre che fisici) è riduttivo e impossibile nell’epoca dove grazie a internet parliamo e incontriamo tutto e tutti, compriamo ovunque, viaggiamo con la mente, conosciamo cosa accade in tempo reale a una velocità mai pensata prima. Siamo vittime inoltre delle nostre chiusure e la politica, chi ci governa le amplifica con un linguaggio e una gestualità non molto diversi dalle tecniche persuasive utilizzate in passato. Deve farci paura? Ovviamente sì, ovviamente nel lungo termine potrebbe portare a una visione dove non si riesce ad immaginare una vita diversa da questa.
Questo diario è infatti scomodo e scomoda è Etty, di origine ebraica, appartiene a una famiglia della borghesia intellettuale, con due lauree, una in giurisprudenza, l’altra in lingue Slave… che tale periodo di terrore lo vive con tutta se stessa perché dalla parte sbagliata dell’umanità ma nonostante tutto non smette mai di vedere il bene nel male che la sta attraversando. Per evitare di essere internata, nel 1942 va a lavorare come dattilografa in una delle sezioni del consiglio ebraico (nello stesso periodo Anna Frank iniziava a scrivere il suo diario, nascosta a poche miglia di distanza da lei).
Viene poi mandata nel campo di prigionia di Westerbork per essere infine caricata sul treno dei deportati, direzione Auschwitz dove muore il 30 novembre del 1943. Avrebbe potuto scappare, le avevano dato la possibilità di nascondersi, di proteggersi dall’orrore ma lei consapevolmente decide di non rifiutare il suo destino, di andargli incontro, accettarlo… sentiva dentro di sé che l’umanità intera la riguardava, che la disperazione che non risparmiava niente e nessuno la riguardava, il prossimo la riguardava. In questo suo agire filtra la luce, la speranza (che noi perdiamo continuamente anche per le cose più banali)… capace di salvarci dal buio che a volte ci governa, ci sovrasta.
La donna che non sapeva inginocchiarsi come si definisce lei, con le sue parole, ci insegna la necessità di non risparmiarsi, mettersi nei panni altrui nonostante i limiti, il niente, che non ci è dato capire tutto, compreso il male ma che l’esistenza è un autentico atto di abbandono verso l’ignoto ed è ciò che dà un senso alla nostra piccolezza, alla necessità di inquadrare, inquadrarci nella razionalità, negli schemi preconfezionati della mente, un po’ come meccanismo di difesa, un po’ per incapacità. L’importante è non arrendersi all’evidenza, è non rimanere fermi a guardare in prospettiva che gli altri decidano per noi, soprattutto se si tratta di scelte sbagliate, le sorti della maggioranza. Etty inoltre aveva una certa sensibilità religiosa che viene definita tutto meno che convenzionale. In Olanda la rivendicano come la quintessenza del cristianesimo, gli ebrei dell’ebraismo. Quando si rivolge a Dio però segue un cammino che non è dettato né da chiese né da sinagoghe, né da dogmi… dice infatti:
Quando prego, non prego mai per me stessa, prego sempre per gli altri, oppure dialogo in modo pazzo, infantile o serissimo con la parte più profonda di me, che per comodità io chiamo Dio.
Questo aspetto me la rende molto vicina come l’ho sentita vicina nella sua ricerca di senso e di equilibrio interiore. Una donna di una bellezza rara che ha testimoniato il suo amore totale e incondizionato per ciò che la circondava, per l’arte… il suo sogno era diventare scrittrice, raccontare l’orrore, dopo averlo superato. Purtroppo le cose sono andate diversamente ma ci ha lasciato delle parole preziose, lucide, che aiutano a riflettere, ci mostrano il suo sforzo sia di avere a cuore gli altri che il dover gestire una situazione che la sovrastava, le faceva paura ma doveva affrontare e che fino all’ultimo ha vissuto con tutta se stessa.
Un libro, un diario che vale assolutamente la pena di leggere.